IL ROMANZO REALISTA
EUROPEO
Il “realismo moderno” va collegato con l’atteggiamento
cartesiano e galileiano che, nel XVII sec. cambiò radicalmente lo statuto
epistemologico tradizionale: a una concezione del sapere che muoveva dalle idee
generali per comprendere e dare forma al mondo si venne infatti sostituendo una
disposizione “scientifica” che prendeva in considerazione individui particolari
in situazioni particolari per poi, di lì, indagarne le relazioni dinamiche con
la realtà.
Il romanzo realista
“borghese” si sviluppò a partire dagli anni ’30 in Francia con Stendhal e
Balzac.
Cosa c’è di nuovo? Per prima cosa, sul piano del
contenuto, la rappresentazione della realtà contemporanea. Il romanzo
realista nacque infatti dall’esigenza di capire, e dunque di raffigurare, il
mondo contemporaneo che si andava rapidamente trasformando in senso
economico,sociale e politico. E’ questo il tempo di affermazione trionfante
della borghesia, forza egemone in ogni ambito della vita sia economica che
politica, che imporrà il suo modo di vivere, la sua etica produttiva e il suo
sistema di valori.
Sul piano delle tecniche narrative il romanzo
realista è caratterizzato da una narrazione onnisciente che mette in scena i
punti di vista dei diversi personaggi ma che ancora si riserva la regia del
racconto. Le cose cambieranno con Flaubert, inventore della cosiddetta “
impersonalità narrativa”, di una rappresentazione cioè distaccata, nella quale
la voce narrante rinuncia a qualunque forma di commento e giudizio
dall’esterno.
Un altro elemento di novità è costituito dalla larghissima presenza
delle descrizioni, non più concepite come elemento esornativo ma come parte
integrante del racconto, per delineare gli ambienti e i costumi della società
su cui si appunta l’indagine.
Con Il Rosso e il Nero di Stendhal per la
prima volta il romanzo attinge la sua materia narrativa dalla cronaca: Stendhal
si ispira infatti a un fatto di sangue accaduto in una regione della Francia in
quegli anni. In seguito, saranno ancora gli scrittori naturalisti a introdurre
i faits divers( fatti di cronaca) nel romanzo. Anche questa è una prova
dell’attenzione alla viva realtà contemporanea manifestata dal romanzo realista
borghese.
Negli anni ’30 cominciò la sua opera narrativa anche Balzac.
Egli volle comprendere tutti i suoi romanzi all’interno di una compagine
unitaria alla quale diedde nome Comedie
humaine. Sua intenzione era quella di raffigurare tutte, , ma proprio tutte
, le forme e i costumi della vita sociale francese dei suoi tempi. La Comedie humaine si articola dunque in parti,
fra cui Scene della vita privata, Scene
della vita di provincia, Scene della vita politica, Scene della vita militare.
Un aspetto comune di
questi romanzi è la rappresentazione dell’età della Restaurazione come un’epoca
grigia e arida, dominata dal cinismo e dall’ambizione, nella quale si spengono
i sogni eroici e gli ideali della grande stagione romantica.
Leggete i
seguenti brani: nel primo, il giovane Luciene, giunto dalla provincia a Parigi
pieno di sogni, in cerca di gloria
letteraria, si scontra con la
desolazione di una realtà dominata dalle sirene del denaro, del successo
effimero, del lusso vorace che consuma fortune e destini.
Nel secondo, il celebre Perdita d’aureola, Baudelaire
dichiara lo iato irrimediabile prodottosi nel mondo moderno tra la
società borghese, dominata da meccanismi di produttività e mercificazione, e
l’artista, privato del suo ruolo tradizionale di “vate”.
Balzac, da Illusioni perdute
Libri e giornali.
“Mio
caro” disse gravemente Lousteau guardando la punta degli stivali che Luciene si
era portato da Angouléme e che finiva di consumare “ vi consiglio di scurire i
vostri stivali con l’inchiostro, per risparmiare la cera, di fare delle vostre
penne degli stuzzicadenti, per darvi l’aria di chi ha pranzato quando andate a
passeggio. Diventate praticante di un ufficiale giudiziario, se avete cuore,
commesso, se avete piombo nelle reni, o soldato se vi piace la musica militare.
Avete la stoffa di tre poeti; ma prima di avere sfondato, avrete sei volte il
tempo di morire di fame, se per vivere contate sui prodotti della vostra
poesia. Dunque le vostre intenzioni, stando ai vostri troppo giovani discorsi,
sono di battere moneta con il vostro calamaio. non giudico la vostra poesia, è
di gran lunga superiore a tutte le poesie che ingombrano i depositi dei librai.
Quegli eleganti usignoli, venduti un
po’ più cari degli altri a causa ella loro carta velina, vanno quasi tutti ad
abbattersi sulle rive della Senna, dove potete andare a studiare i loro canti,
se un giorno avrete voglia di fare un istruttivo pellegrinaggio sul lungofiume
di Parigi, dopo l’esposizione di papà Jerome, al ponte di Notre-Dame, fino al
Pont Royal. Incontrerete là tutti i saggi poetici, le Ispirazioni, le
Elevazioni,l gli Inni, i canti, le Ballate, le Odi, insomma tutte le covate
schiuse negli ultimi sette anni, muse coperte di polvere, schizzate di fango
dalle carrozze. non conoscete nessuno, non avete accesso a nessun giornale[…]
Mio povero ragazzo, anch’io sono arrivato come voi, con il cuore pieno di
illusioni, spinto dall’amore per l’arte, portato dall’invincibile slancio verso
la gloria. La
mia esaltazione, ora repressa, la mia prima effervescenza, mi nascondevano il
meccanismo del mondo; ho dovuto vederlo, sbattere in ogni sua ruota, urtare nei
perni, ingrassarmi con l’olio, sentire il ticchettio delle catene e dei volani.
Sarete necessariamente coinvolto in lotte orribili in cui bisognerà battersi
sistematicamente per non essere abbandonato dai propri compagni. Queste
ignobili lotte disincantano l’anima, depravano il cuore e stancano in pura
perdita. I successi montati o meritati,
ecco quello che la platea applaude[…] Dopo molti tentativi, dopo aver scritto
un romanzo anonimo pagato duecento franchi da Doguereau, che non ci ha guadagnato granchè, mi è stato
chiaro che solo il giornalismo poteva nutrirmi ”.
Da
due ore, alle orecchie di Luciene, tutto si risolveva con il denaro. A teatro
come nell’editoria, nell’editoria come
nel giornalismo, di arte o di gloria non si parlava. Mentre l’orchestra suonava
l’ouverture, non potè fare a meno di opporre agli applausi e ai fischi della
platea in subbuglio, le scene di poesia calma e pura che aveva gustato nella
stamperia di David, quando tutti e due vedevano le meraviglie dell’arte, i
nobili trionfi del genio, la gloria dalle bianche ali. Ricordandosi delle
serate del Cenacolo, una lacrima brillò negli occhi del poeta.
“
Che avete?” gli disse Etienne Lousteau.
“Vedo
la poesia in un letamaio” disse
“
Ah, mio caro, avete ancora delle illusioni”… “ lo vedete quel ragazzo goffo,
senza né spirito né talento, ma avido, che vuole il successo a ogni costo, e
abile negli affari, ebbene, esistono lettere in cui parecchi geni in erba sono
in ginocchio davanti a lui per cento franchi.”
Una
contrazione causata dal disgusto strinse il cuore di Luciene.
“
Piuttosto morire” disse.
“
Piuttosto vivere” gli rispose Etienne
L’influenza
e il potere dei giornali è solo alla sua aurora” disse Finot “ il giornalismo è
nell’infanzia, crescerà. Tutto fra dieci anni a partire da oggi, sarà di
dominio pubblico. Il pensiero illuminerà
tutto…”
“deturperà
tutto” disse Blondet interrompendo Finot.
“E’ una
parola” disse Claude Mignon.
“ Farà i
re” disse Lousteu.
“ E disferà
le monarchie” disse il diplomatico.
“Dunque”, disse Blondet, “ se la stampa non
esistesse, bisognerebbe inventarla; ma eccola qua, ci darà da vivere”
…
“ Blondet
ha ragione” disse Claude Mignon “Il giornale, piuttosto che essere un
sacerdozio, è diventato uno strumento dei partiti; da strumento si è fatto
commercio; e come tutti i commerci, non ha fede né legge. Ogni giornale è, come
dice Blondet, una bottega in cui si vendono al pubblico parole del colore che vuole. Se esistesse un giornale di gobbi, proverebbe
mattina e sera la bellezza, la bontà, la necessità dei gobbi. Un giornale non è
più fatto per chiarire ma per blandire le opinioni. Così, tutti giornali
saranno allo steso tempo vili, ipocriti, infami, mentitori e assassini;
uccideranno le idee, i sistemi, gli uomini, e per questa stessa ragione
fioriranno.”
C. Baudelaire, Perdita d’aureola.
“Ehilà! voi
qui mio caro? voi in un postaccio? voi, il bevitor di quintessenza, voi, il
mangiator d’ambrosia? C’è da essere stupito, davvero.
“ Mio caro,
sapete il terrore che ho dei cavalli e delle vetture. Prima, come attraversavo
in gran fretta il viale, e saltellavo nella mota, attraverso quel mobile caos
dove la morte arriva galoppando da tutte le parti contemporaneamente, la mia
aureola, in un brusco movimento, m’è scivolata dal capo nel fango della
massicciata. Non ho avuto il coraggio di raccattarla. Ho ritenuto meno
spiacevole perdere le mie insegne, che non farmi rompere l’ossa. E poi, mi sono
detto, non ogni male viene per nuocere. Ora posso girare in incognito, fare
delle bassezze e darmi alla crapula come i semplici mortali. Ed eccomi in tutto
simile a voi, come vedete!”
“Dovreste
almeno mettere un annuncio riguardo all’aureola, o farla richiedere dal commissario”.
“Assolutamente
no! Mi trovo bene qui. Voi, voi solo m’avete riconosciuto. Del resto, la
dignità m’è venuta a noia. Poi, mi piace il pensiero che qualche poetastro la
raccatterà e se ne cingerà sfacciatamente. Far felice uno, che piacere! e soprattutto,
felice uno che mi farà ridere! Pensate a X, o a Z! Sarà proprio buffo, no?”
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