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sabato 17 settembre 2011

Poliziano 2





La nascita di Venere,( I, 99-101)
Nel tempestoso Egeo in grembo a Teti
si vede il frusto genitale accolto,
sotto diverso volger di pianeti
errar per l'onde in bianca schiuma avolto;
e drento nata in atti vaghi e lieti
una donzella non con uman volto,
da zefiri lascivi spinta a proda,
gir sovra un nicchio, e par che 'l cel ne goda.
 Vera la schiuma e vero il mar diresti,
e vero il nicchio e ver soffiar di venti;
la dea negli occhi folgorar vedresti,
e 'l cel riderli a torno e gli elementi;
l'Ore premer l'arena in bianche vesti,
l'aura incresparle e crin distesi e lenti;
non una, non diversa esser lor faccia,
come par ch'a sorelle ben confaccia.
Giurar potresti che dell'onde uscissi
la dea premendo colla destra il crino,
coll'altra il dolce pome ricoprissi;
e, stampata dal piè sacro e divino,
d'erbe e di fior l'arena si vestissi;
poi, con sembiante lieto e peregrino,
dalle tre ninfe in grembo fussi accolta,
e di stellato vestimento involta.

Poliziano e Botticelli

La Primavera di Botticelli sintetizza diversi episodi e figure dei miti classici; tra questi, quello della ninfa Chloris, inseguita dal vento Zefiro, violentata e poi trasformata in Flora, tramandato dal solo Ovidio nei Fasti ( V, 195 sgg.). Al racconto ovidiano fanno riferimento le tre figure sulla destra del dipinto. Per questo episodio, però, un’altra fonte molto più vicina al momento dell’esecuzione del dipinto è Poliziano, che negli stessi anni (1474-1475) componeva le Stanze per la Giostra  in onore di Giuliano de’Medici e della vittoria da lui riportata nella Giostra che si tenne a Firenze fra l’autunno del 1474 e il gennaio del 1475. La descrizione della ninfa Simonetta , incontrata in un bosco dal giovane e fiero Iulo, che subito si innamora di lei, offre al pittore, amico del Poliziano, il modello a cui rifarsi nella rappresentazione della fanciulla vestita di abiti cortesi con la veste raccolta nella mano e il grembo pieno di fiori.
 Un altro particolare da notare nel dipinto è la resa del movimento attraverso le vesti ondeggianti e trasparenti della Ninfa Chloris e delle tre Grazie, raffigurate nei loro veli impalpabili così come menzionate  da Seneca ( De beneficiis, I,3).
Poliziano, per parte sua, attinge a piene mani a numerose fonti antiche, Omero, Orazio, Ovidio utilizzando il travestimento  mitico per raccontare il giovane eroe moderno, Giuliano, e la donna da lui amata, Simonetta Vespucci.
La stessa contaminazione di fonti vale per La nascita di Venere, in cui Botticelli modifica i due racconti da cui prende spunto, la teofania dalla spuma del mare raccontata da Esiodo (Teogonia, 188-200, 353) e l’arrivo della dea all’isola di Cipro (( Inno omerico ad Afrodite, vv. 3-13) sulla base della descrizione della nascita di Afrodite fatta da poliziano ( Stanze, I, 99-101)

Apparizione di Simonetta ( I, 43- 47 ) 
Candida è ella, e candida la vesta[P1] ,
ma pur di rose e fior dipinta e d'erba;
lo inanellato crin dall'aurea testa
scende in la fronte umilmente superba.
Rideli a torno tutta la foresta,
e quanto può suo cure disacerba;
nell'atto regalmente è mansueta,
e pur col ciglio le tempeste acqueta.
Folgoron gli occhi d'un dolce sereno,
ove sue face tien Cupido ascose;
l'aier d'intorno si fa tutto ameno
ovunque gira le luce amorose.
Di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose;
ogni aura tace al suo parlar divino,
e canta ogni augelletto in suo latino.
Con lei sen va Onestate umile e piana
che d'ogni chiuso cor volge la chiave;
con lei va Gentilezza in vista umana,
e da lei impara il dolce andar soave.
Non può mirarli il viso alma villana,
se pria di suo fallir doglia non have;
tanti cori Amor piglia fere o ancide,
Sembra Talia se in man prende la cetra,
sembra Minerva se in man prende l'asta;
se l'arco ha in mano, al fianco la faretra,
giurar potrai che sia Diana casta.
Ira dal volto suo trista s'arretra,
e poco, avanti a lei, Superbia basta;
ogni dolce virtù l'è in compagnia,
Biltà la mostra a dito e Leggiadria.
quanto ella o dolce parla o dolce ride.
Ell'era assisa sovra la verdura,
allegra, e ghirlandetta avea contesta
di quanti fior creassi mai natura,
de' quai tutta dipinta era sua vesta.
E come prima al gioven puose cura,
alquanto paurosa alzò la testa;
poi colla bianca man ripreso il lembo,
levossi in piè con di fior pieno un grembo.

   


                                        


 [P1]Cfr. La Primavera di Botticelli, la fanciulla, tradizionalmente identificata con la ninfa Flora, in abiti cortesi, col grembo ricolmo di fiori e la mano che li mescola