L’ ETA’ DEL
POSITIVISMO
L’età del Positivismo fu
un’epoca di grande fiducia nella scienza e nel progresso generato da questa. Le
numerose conquiste in campo tecnico-scientifico furono certo all’origine di
questa rinnovata disposizione razionalista e scientista. Alla metà del secolo ci
furono alcuni importanti studi nell’ambito delle scienze biologiche e naturali:
il saggio di Darwin sull’origine della specie e quelli di Mendel sulle leggi dell’ereditarietà. Anche grazie a questi studi venne a determinarsi con forza il convincimento che alle scienze
umane si potessero applicare gli stessi metodi delle discipline
più propriamente scientifiche: l’analisi “positiva”, cioè certa e documentata
di ogni fenomeno della realtà vivente considerato nella sua rete di rapporti con gli altri
fatti doveva garantire la conoscenza dei suoi meccanismi di funzionamento e la
possibilità, quindi, di intervenire operativamente su di essi per migliorare la
realtà. Era una prospettiva progressista e pragmatica, antimetafisica e a
anti-idealistica.
Ripercussioni e affinità ci
furono anche in ambito letterario. Il romanzo, soprattutto, già apertosi con
Balzac e Flaubert a una dimensione di più integrale realismo cominciò a
misurarsi con il nuovo paradigma epistemologico, cercando di farsi “studio” (
la grande parola d’ordine di questa epoca) dell’uomo e della società. Nacque
così il Naturalismo francese che, rifacendosi soprattutto alle teorie di
Flaubert sulla impersonalità dell’arte perseguì un ideale di rappresentazione
oggettiva, distaccata della realtà, scrutata anche in quegli aspetti che finora
erano stati banditi dalla rappresentazione artistica: il brutto, il sordido, il
malato. Il vero teorico del romanzo naturalista fu Emile Zola ideatore del
“romanzo sperimentale”, di un romanzo, cioè, che doveva costruirsi secondo
gli stessi metodi della scienza, partendo dalla osservazione diretta della
realtà, raccogliendo dati, collegandoli secondo una relazione deterministica di
causa-effetto. In Zola era forte l’idea che in questo modo il romanziere
potesse mettere il luce i “meccanismi” ( altra parola d’ordine) alla base dei comportamenti individuale e
sociali e una volta diagnosticati i mali trovare correttivi e rimedi per
contribuire al miglioramento della società.
LEGGI SUL BLOG IL POST DEL 15 FEBBRAIO 2012 “ COME
LAVORA ZOLA” : UNA INTERVISTA DI E.DE AMICIS A ZOLA
LEGGI ANCHE, QUI SOTTO, LA PREFAZIONE SCRITTA
DA ZOLA AL ROMANZO LA
FORTUNA DEI ROUGON, PRIMO DEL CICLO DEI
ROUGON-MACQUART E POI CONFRONTALA CON L’INTRODUZIONE
AI MALAVOGLIA DI VERGA.
Nel 1870 Zola pubblica La fortuna dei Rougon, primo di un ciclo
di romanzi a cui lavorerà per i vent’anni successivi.
Il ciclo dei Rougon-Macquart
è tenuto insieme dal filo dei caratteri
ereditari che si trasmettono nei due rami familiari dei Rougon e dei
Macquart. Zola si rifà dunque alle
dottrine di medicina sperimentale e di fisologia che in quegli anni andavano
acquisendo nuove conoscenze sulla trasmissione dei caratteri ereditari.
Un intero ceppo familiare,
di cui Zola costruisce accuratamente l’albero genealogico, risulta segnato
dalla patologia originaria risalente alla contadina Adelaide Fouquet, moglie di
Rougon e amante di MAcquart, un contrabbandiere abbruttito dall’alcool.
E.Zola, Prefazione
a La Fortuna dei Rougon
Io voglio spiegare come una
famiglia, un piccolo gruppo di persone, si comporta in una società,
sviluppandosi per dar vita a dieci, a venti individui che, a prima vista
sembrano profondamente diversi, ma che, analizzati, si rivelano intimamente
connessi gli uni agli altri. Come in fisica la gravità, così anche l’eredità ha
le sue leggi.
Cercherò di scoprire e di seguire, tenendo
conto della duplice azione dei temperamenti individuali e degli ambienti
sociali, il filo che conduce con certezza matematica da un uomo a un altro
uomo. E quando terrò in mano tutti i fili, quando avrò studiato a fondo tutto
un gruppo sociale, farò vedere questo gruppo in azione come forza motrice di
un’epoca storica […]
I Rougon Macquart – il
gruppo, la famiglia che mi propongo di studiare – ha, come tratto
caratteristico l’eccesso degli appetiti, l’ampia tendenza ascensionale della
nostra epoca che tende freneticamente al piacere. Dal punto di vista
fisiologico, si tratta del lento succedersi degli accidenti nervosi e sanguigni
che si rivelano in una stirpe in conseguenza di un’originaria lesione organica,
e che in ciascuno degli individui di questa specie determinano, a seconda dei
diversi ambienti, i sentimenti i desideri, le passioni […] Dal punto di vista
storico, questi individui partono dal popolo, s’irradiano in tutta la società
contemporanea, raggiungono tutte le posizioni in seguito a quell’impulso
essenzialmente moderno che spinge le classi inferiori a salire entro la
società, e costituiscono così la storia del Secondo Impero.
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