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giovedì 31 gennaio 2013

Positivismo e Naturalismo in due parole


L’ ETA’ DEL POSITIVISMO



L’età del Positivismo fu un’epoca di grande fiducia nella scienza e nel progresso generato da questa. Le numerose conquiste in campo tecnico-scientifico furono certo all’origine di questa rinnovata disposizione razionalista e scientista. Alla metà del secolo ci furono alcuni importanti studi nell’ambito delle scienze biologiche e naturali: il saggio di Darwin sull’origine della specie  e quelli di Mendel sulle leggi dell’ereditarietà. Anche grazie a questi studi venne a determinarsi  con forza il convincimento che alle scienze umane  si potessero   applicare gli stessi metodi delle discipline più propriamente scientifiche: l’analisi “positiva”, cioè certa e documentata di ogni fenomeno della realtà vivente considerato  nella sua rete di rapporti con gli altri fatti doveva garantire la conoscenza dei suoi meccanismi di funzionamento e la possibilità, quindi, di intervenire operativamente su di essi per migliorare la realtà. Era una prospettiva progressista e pragmatica, antimetafisica e a anti-idealistica.



Ripercussioni e affinità ci furono anche in ambito letterario. Il romanzo, soprattutto, già apertosi con Balzac e Flaubert a una dimensione di più integrale realismo cominciò a misurarsi con il nuovo paradigma epistemologico, cercando di farsi “studio” ( la grande parola d’ordine di questa epoca) dell’uomo e della società. Nacque così il Naturalismo francese che, rifacendosi soprattutto alle teorie di Flaubert sulla impersonalità dell’arte perseguì un ideale di rappresentazione oggettiva, distaccata della realtà, scrutata anche in quegli aspetti che finora erano stati banditi dalla rappresentazione artistica: il brutto, il sordido, il malato. Il vero teorico del romanzo naturalista fu Emile Zola ideatore del “romanzo sperimentale”, di un romanzo, cioè, che doveva costruirsi secondo gli stessi metodi della scienza, partendo dalla osservazione diretta della realtà, raccogliendo dati, collegandoli secondo una relazione deterministica di causa-effetto. In Zola era forte l’idea che in questo modo il romanziere potesse mettere il luce i “meccanismi” ( altra parola d’ordine)  alla base dei comportamenti individuale e sociali e una volta diagnosticati i mali trovare correttivi e rimedi per contribuire al miglioramento della società.


 LEGGI SUL BLOG  IL POST DEL 15 FEBBRAIO 2012 “ COME LAVORA ZOLA” : UNA INTERVISTA DI E.DE AMICIS A ZOLA


LEGGI ANCHE, QUI SOTTO, LA PREFAZIONE SCRITTA DA ZOLA AL ROMANZO  LA FORTUNA DEI ROUGON, PRIMO DEL CICLO DEI ROUGON-MACQUART E POI CONFRONTALA CON L’INTRODUZIONE AI MALAVOGLIA DI VERGA.


Nel 1870 Zola pubblica La fortuna dei Rougon, primo di un ciclo di romanzi a cui lavorerà per i vent’anni successivi.
Il ciclo dei Rougon-Macquart è tenuto insieme dal filo  dei caratteri ereditari che si trasmettono nei due rami familiari dei Rougon e dei Macquart.  Zola si rifà dunque alle dottrine di medicina sperimentale e di fisologia che in quegli anni andavano acquisendo nuove conoscenze sulla trasmissione dei caratteri ereditari.
Un intero ceppo familiare, di cui Zola costruisce accuratamente l’albero genealogico, risulta segnato dalla patologia originaria risalente alla contadina Adelaide Fouquet, moglie di Rougon e amante di MAcquart, un contrabbandiere abbruttito dall’alcool.


E.Zola, Prefazione a La Fortuna dei Rougon


Io voglio spiegare come una famiglia, un piccolo gruppo di persone, si comporta in una società, sviluppandosi per dar vita a dieci, a venti individui che, a prima vista sembrano profondamente diversi, ma che, analizzati, si rivelano intimamente connessi gli uni agli altri. Come in fisica la gravità, così anche l’eredità ha le sue leggi.
  Cercherò di scoprire e di seguire, tenendo conto della duplice azione dei temperamenti individuali e degli ambienti sociali, il filo che conduce con certezza matematica da un uomo a un altro uomo. E quando terrò in mano tutti i fili, quando avrò studiato a fondo tutto un gruppo sociale, farò vedere questo gruppo in azione come forza motrice di un’epoca storica […]
I Rougon Macquart – il gruppo, la famiglia che mi propongo di studiare – ha, come tratto caratteristico l’eccesso degli appetiti, l’ampia tendenza ascensionale della nostra epoca che tende freneticamente al piacere. Dal punto di vista fisiologico, si tratta del lento succedersi degli accidenti nervosi e sanguigni che si rivelano in una stirpe in conseguenza di un’originaria lesione organica, e che in ciascuno degli individui di questa specie determinano, a seconda dei diversi ambienti, i sentimenti i desideri, le passioni […] Dal punto di vista storico, questi individui partono dal popolo, s’irradiano in tutta la società contemporanea, raggiungono tutte le posizioni in seguito a quell’impulso essenzialmente moderno che spinge le classi inferiori a salire entro la società, e costituiscono così la storia del Secondo Impero.


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