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lunedì 28 febbraio 2011

Questa volta nessun esercizio ma...


In margine al verbo “inculcare” : notarella linguistica su una espressione di Berlusconi

La  cultura profondamente illiberale di Berlusconi è stata rivelata una volta di più dall’intervento di sabato 26 febbraio al Congresso dei Cristiani Riformisti,  nel quale il Premier ha attaccato duramente la scuola pubblica, definita “una scuola di stato”  che vuole “inculcare” agli studenti idee e  principi diversi da quelli che vogliono “ inculcare le famiglie”.
  Ecco, il punto è questo: “inculcare”, cioè imprimere nella mente o nell’animo con la persuasione e l’insistenza. L’origine  della parola è infatti il latino in-calcare ( calco,    -as, -are), “premere”, “calpestare”.  
 “ Inculcare” è una parola terribile, generata da un pensiero sempre autoritario e generatrice di sottomissione e minorità, una parola di violenza terribile perché subdola e manipolatoria. 
 “Inculcare”, qualunque sia il soggetto, è sempre una prepotenza, un’azione di forza che comporta l’assoggettamento a una volontà esterna  e nessuno, tantomeno una istituzione educativa, né la scuola né la famiglia, dovrebbe “inculcare” alcunché  ma promuovere la formazione di persone libere.

Potete intervenire liberamente

giovedì 24 febbraio 2011

Un breve esercizio di lessico


Sostituzione di parole generiche con termini più specifici


Sostituisci il verbo dire con un verbo più appropriato al contesto e al registro della frase:

1.  Dice di non essere stato presente al fatto
2. Davanti al giudice, con parole accorate l’imputato disse di essere innocente
3. Mi dice di sé e della sua infanzia
4. Lo studente dice in breve il contenuto del romanzo
5. Trovò il coraggio di dire alla ragazza i propri sentimenti
6. Lo scienziato dice che la propria teoria è confermata dai fatti
7. Virgilio dice a Dante quali sono le ragioni per cui è stato inviato da Dio come sua guida nell’Inferno e nel Purgatorio
8. Il professore dice che riceverà i genitori alle ore 11 del mercoledì
9. Il rappresentante di classe dice ai compagni quello che è stato detto nel Consiglio di classe
10. La circolare ministeriale dice le modalità relative ai viaggi di istruzione.

Sostituisci il verbo Fare con un verbo ì  più appropriato al contesto e al registro della frase:

1. Paolo ha fatto un libro
2. Paolo ha fatto una gran bella partita
3. LA Chiesa si dà da fare in favore dei poveri
4. Non hai fatto bene nei confronti di tua madre
5. Erano tutti d’accordo che, dopo tante discussioni, era giunta l’ora di fare
6. Nella prima guerra mondiale vennero fatte le trincee su tutti i fronti di battaglia
7. La cupola di S.Pietro venne fatta da Michelangelo
8. Dante nel sonetto “Tanto gentile e tanto onesta pare”  fa un elogio di Beatrice
9. Petronio nel “Satyricon” fa una presa in giro dei nuovi ricchi descrivendo il banchetto sontuoso fatto dal liberto Trimalcione
10. I Bravi avevano fatto delle minacce a Don Abbondio e gli avevano fatto una grande paura

lunedì 7 febbraio 2011

Il testo argomentativo


 Dedicato in particolare ai ragazzi di 2 e di 3 che si preparano al saggio breve, ma può essere utile anche a quelli di 1.

Il testo argomentativo


Un testo argomentativo è un testo costruito su una opinione che deve essere sostenuta da adeguati argomenti e intorno alla quale si cerca il consenso del pubblico. La sua funzione è dunque persuasiva. Su questa funzione persuasiva dobbiamo però fare subito una precisazione.  Il più evidente carattere persuasivo è quello volto a formare o modificare nel destinatario un giudizio che produrrà poi un’azione: hanno questo tipo di finalità persuasiva le arringhe difensive o accusatorie, un comizio o un intervento di carattere politico.
 Nel caso di un saggio, di una recensione, dell’articolo di fondo di un giornale  il carattere “persuasivo” non consiste, evidentemente, nell’indurre un’azione, ma nell’ottenere il consenso intorno alla opinione-valutazione che intendiamo esprimere  e che, come abbiamo detto, costituisce il centro del testo argomentativo. Per raggiungere questo risultato occorre che l’opinione soggettiva ( tesi)  sia adeguatamente motivata, cioè sorretta da prove  (argomenti ). Chiamiamo dunque tesi l’opinione, il punto di vista, il problema che vogliamo presentare e argomenti i dati, le prove, i ragionamenti addotti a sostegno di essa.  

I più ricorrenti argomenti sono costituiti da:
  1. Dati statistici
  2. Testimonianze
  3. Il parere di un personaggio autorevole o un’affermazione di carattere gnomico
  4. Idee e principi largamente condivisi che hanno quindi un’intrinseca autorità comprovata dalla tradizione o dall’esperienza: sono le cosiddette “verità valoriali” , fondate cioè sui valori che una collettività riconosce come acquisiti
  5. Confronti per analogia o contrasto: abbiamo analogie quando si paragonano due situazioni per i caratteri di similarità fra loro. Il ragionamento per analogia può anche condurre a prevedere, sulla base di un fatto, gli sviluppi futuri e le conseguenze dell’altro fatto ( per esempio, l’ imperialismo moderno ha alla sua base una concezione etnocentrica  non dissimile da quella che giustificava l’imperialismo romano).
Il ragionamento contrastivo è peraltro sempre una forma di procedimento    analogico e contrario,  in quanto si fonda sull’esame di due fatti  omogenei tra loro di cui si osservano le differenze significative ( per esempio, il confronto fra visione teocentrica medievale e antropocentrica rinascimentale)
6.  Conseguenze positive o negative di un comportamento o di un fatto

I mezzi con cui si rende persuasivo un discorso sono di due tipi:
1. razionali (gli argomenti, le prove, i documenti ecc.)
2. affettivi  (giocati sul duplice piano dell’emittente (ethos) e del destinatario ( pathos-)

L’ethos è il carattere che deve assumere l’oratore per accattivarsi l’attenzione e guadagnare la fiducia del pubblico.
Il pathos non è solo ciò che provoca emozione e commozione ma tutto ciò che suscita una reazione nel destinatario, dunque anche lo sdegno, l’ira, la simpatia o l’antipatia.  Anche l’ironia può essere utilizzata come una forma di argomento “patetico” che farà leva però più sul piano intellettuale che su quello emotivo.