Il romanzo: caratteri del genere
Il romanzo è il genere letterario antitetico all'epos. Mentre il mondo dell'epos è il mondo degli eroi, dei primi, e il suo tempo è il passato assoluto, completamente separato dal presente a cui appartengono il poeta e il suo pubblico, nel romanzo il centro prospettico, anche quando si parla del passato, è sempre dato dal presente e dalla sua incompiutezza, dalla sua coscienza, dalla sua problematicità.. ma Non c'è distanza incolmabile fra il mondo dell'autore e quello dell'oggetto raffigurato come avviene invece per l'epos, il cui racconto si fonda sempre su una parola “altra” e superiore, quella della Musa : “Diva, narrami”
Il romanzo è un genere che presuppone una coscienza storica e non mitica: nell'epos la verità è qualcosa di assoluto e oggettivo, i personaggi, le loro azioni, i loro valori hanno una funzione di modello per la realtà. L'epos tesaurizza e codifica i valori identitari su cui una società si fonda e che vuole trasmettere. Lo svolgimento lineare verso una conclusione definitiva a cui tendono tutti gli avvenimenti epici dà forma all'illusione che esista un modello certo da seguire e un destino che deve adempiersi. Ciò che invece è assente nell'epica è l'avventura nel senso dell'incontro con l'ignoto e l'inatteso.
Nel romanzo, genere “socratico”, c'è invece sempre qualcosa di incompiuto e di aperto, il senso di una verità da cercare e da sperimentare per le vie del mondo, nel contatto e nell'interazione dialogica con gli altri uomini. Per questo il romanzo ha bisogno della lingua viva della conversazione, lingua della pluridiscorsività, abitata dagli innumerevoli punti di vista e aperta alle molteplici istanze e rappresentazioni del mondo di chi la usa.
Non la dimensione chiusa del passato assoluto ma quella aperta del presente-futuro è l'orizzonte temporale del romanzo che, più che fornire prospettive definitive di senso apre problemi e suscita interrogativi. ( Cfr. la conclusione dei Promessi Sposi)
Nel romanzo la verità non preesiste al mondo, né il mondo si conforma mai interamente ad essa; così il personaggio è sempre impegnato in una ricerca che lo mette di fronte a se stesso nel momento in cui lo mette di fronte al mondo. Il personaggio romanzesco è dunque , per sua natura, un personaggio dinamico, evolutivo. Si potrebbe anche dire che la forma simbolica di qualunque romanzo è quella del viaggio.
Il personaggio epico è un personaggio monolitico, pienamente organico e integrato nel mondo di cui fa parte e di cui esprime in toto i valori. Nel loro agire, Achille e Ulisse non mettono mai in discussione la società e il mondo a cui appartengono e che, anzi, proprio attraverso di loro trova la riconferma della sua verità assoluta.
La monoliticità del personaggio epico si incrina quando si apre uno iato fra l'essere del personaggio e l'essere del mondo, quando il personaggio non conferma più la verità delò mondo ma la mette in crisi, la sottopone a una verifica.
Il personaggio romanzesco è sempre un personaggio problematico e conflittuale, in conflitto cioè con se stesso o con la società.
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