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venerdì 1 giugno 2012

Qualcosa su Ungaretti


Ungaretti non giunge in Italia che nel 1914, a 26 anni; nel periodo precedente egli vive ad Alessandria d’Egitto e a Parigi, non partecipa dunque direttamente ai vivaci dibattiti culturali che animano le riviste del primo decennio del secolo. A Parigi, però,dove si reca nel 1912, frequenta gli ambienti letterari della città in cui operano alcuni fra i maggiori artisti e poeti d’avanguardia;  conosce, fra gli altri, Apollinaire, Breton- fondatore del Surrealismo – i pittori Picasso e Braque.  Qui incontra anche Marinetti e altri futuristi che lo invitano a collaborare a “Lacerba”.
A partire dal 1942 Ungaretti comincia a organizzare tutte le sue raccolte poetiche in un’opera unitaria cui dà il titolo Vita di un uomo. Il titolo chiarisce già l’ ispirazione autobiografica e la centralità dell’io del poeta che fa della propria condizione umana e della propria tensione conoscitiva il centro di una poesia  volta a esprimere il mistero della esistenza e l’aspirazione a un senso che egli, soprattutto a partire da Sentimento del tempo, ritrova nella fede in Dio.


LA poesia di Ungaretti trae origine da due constatazioni: la rinuncia a dare una rappresentazione organica del mondo nella sua verità essenziale e l’esaurimento delle tradizionali possibilità del linguaggio poetico nel “dire” le cose con autenticità. La poesia non può essere dunque che esperienza “ assoluta”, cioè libera da qualunque altro fine che non sia la espressione del soggetto nel suo lacerato rapporto con la realtà, col mistero infinito dell’esistenza.
Di qui, intanto, un primo carattere della poesia ungarettiana, l’autobiografismo: Ungaretti muove sempre da un suo personale vissuto, un’esperienza storico esistenziale precisa che dilata a interrogazione più universale sull’umano. ( V. ricorrenza delle forme pronominali di 1 persona)

Il primo momento della poesia di Ungaretti è costituita dalle liriche de L’Allegria di naufragi, legate prevalentemente all’esperienza della guerra. Questi testi uscirono nel 1921 con il titolo Il porto sepolto e in edizione definitiva nel 1931 con il titolo L’Allegria.
   In queste poesie Ungaretti carica la parola di un massimo di concentrazione ed essenzialità, riducendo al grado zero e perfino eliminando, con la soppressione della punteggiatura e della sintassi, ogni forma di discorso logico: la parola poetica è un venire alla luce, da profondità insondabili, di un’espressione assoluta ma anche residuale rispetto al  senso profondo che rimane inattingibile ( “  mi resta quel nulla/ d’inesauribile segreto”)



Il primo nucleo dell’opera è costituito da un libriccino pubblicato nel 1916, Porto Sepolto, dove sono raccolte le liriche composte in trincea. Terminata la guerra, Ungaretti pubblica nel 1919 a Firenze, presso Vallecchi, Allegria di naufragi. In quest’opera, fondamentale nella storia della poesia italiana del 900, viene ripreso Il porto sepolto e alcune liriche già pubblicate su “Lacerba” nel 1915. L’opera assume il titolo definitivo di Allegria nell’edizione milanese del 1931.
Le liriche sono disposte sostanzialmente in ordine cronologico e della maggior parte viene indicato luogo e data di composizione, nell’intento evidente di sottolineare il carattere di “diario di un’anima”.
L’intento di Ungaretti è quello di esprimere attraverso la parola l’illuminazione che gli ha aperto la rivelazione dell’assoluto. Originalissime e dirompenti le soluzioni formali adottate: le poesie sono brevissime, la sintassi semplificata e asciugata all’estremo, fino a fare della parola il centro assoluto dell’espressione poetica, Ciò che è più innovativo è il ripudio della metrica tradizionale, che si manifesta nell’uso del verso libero.Le rime vengono evitate per evitare che qualunque abbellimento fonico distragga e sminuisca la forza potente della parola.

Del 1933 è la prima edizione del Sentimento del tempo, le cui liriche Ungaretti aveva cominciato a scrivere e in parte a pubblicare già dal 1919. Questo parziale affiancarsi e sovrapporsi del lavoro alle liriche di due raccolte così diverse fra loro come L’allegria e  Sentimento del tempo dimostra l’ampiezza della sperimentazione poetica di Ungaretti che si cimenta su più fronti espressivi.Per esempio, nella edizione del 1923 del Porto sepolto sono presenti liriche che verranno poi destinate al Sentimento.
Lo stupore davanti alla natura e un religioso sentimento del mistero sono i motivi dominanti della raccolta Sentimento del tempo sulle cui scelte formali e tematiche influisce anche la conversione al cattolicesimo avvenuta nel 1928
 La poetica di Sentimento del tempo si fonda sul recupero di forme e stilemi della tradizione letteraria italiana. La versificazione ricopre le misure canoniche dell’endecasillabo e del settenario, i componimenti assumono strutture strofiche più lunghe e articolate, il repertorio di metafore e simboli si apre alla mitologia classica. Il sommarsi progressivo di traslati metaforici e sinestesie sono la principale sigla stilistica di questa raccolta. Qui la densità semantica è ottenuta non attraverso la scarnificazione della parola, come nella raccolta precedente, ma attraverso il sommarsi di suggestioni auditive, visive prodotte dalle parole e dal loro potenziale immaginativo. La lingua si fa così ambigua, oscura, a tratti impenetrabile aprendosi a una pluralità di interpretazioni.
Anche l’analogia in Sentimento continua a essere una delle  principali tecniche poetiche ma è utilizzata in modo diverso rispetto alla Allegria: qui essa si basava fondamentalmente sul procedimento del “come” comparativo” ( “ come questa pietra/ è il mio pianto”), mentre in Sentimento procede piuttosto per ellissi analogiche, cioè per dirette giustapposizioni di termini.

Analogia: procedimento retorico, tipico della poesia moderna, attraverso il quale si affiancano due parole, due immagini, due concetti tra i quali viene istituita una relazione non di carattere logico ma associativo

Metafora: Figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con una frase figurata che con il termine sostituito condivide almeno una qualità ( es. teatro del mondo)

 Da Vita di un uomo: sono riflessioni scritte nel 1930

" Le mie preoccupazioni in quei primi anni del dopoguerra[...] erano tutte tese a ritrovare un ordine, un ordine anche, essendo il mio mestiere quello della poesia, nel campo dove per vocazione mi trovo più direttamente compromesso. In quegli anni non c'era chi non negasse che fosse ancora posibile, nel nostro mondo moderno, una poesia in versi [...] Si voleva prosa, poesia in prosa. La memoria a me pareva, invece, un'ancora di salvezza: io rileggevo umilmenete i poeti, i poeti che cantano. Non cercavo il verso di Jacopone o quello di Dante o quello di Petrarca o quello del Tasso o quello di Leopardi: cercavo in loro il canto. Non era l'endecasillabo del tale, non il novenario,non  il settenario del talaltro che cercavo; era l'endecasillabo, era il novenario, era il settenario, era il canto della lingua italiana che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli [...] era il battito del mio cuore che volevo sentire in armonia con il battito del cuore dei miei maggiori di una terra disperatamente amata[...]

Il poeta d’oggi ha il senso acuto della natura, è poeta che ha partecipato e partecipa a rivolgimenti fra i più tremendi della storia. DA molto vicino ha provato e prova l’orrore e la verità della morte. Ha imparato ciò che vale l’istante nel quale conta solo l’istinto.  E’ uso a tale dimestichezza con la morte che senza fine la sua vita gli sembra naufragio.[...] E’ così effimero e teso il suo concentrarsi nell’attimo d’un oggetto che non saprebbe più immaginare misura. Ha avuto da costringere  - questa è la sua avventura – nell’attimo d’un oggetto l’eternità. [...] Ecco come dal poeta è colta oggi la parola, una parola in istato di crisi – ecco come con sé la fa soffrire, come ne prova l’intensità, come nel buio l’alza, ferita di luce.  »  (Vita di un uomo)  p. LXXI – LXXVII)
Ricerca l'autore un recupero della metrica classica: l’endecasillabo, il settenario, il novenario, l’uso della analogia e il linguaggio dei simbolisti francesi. Nella stessa sede scriveva:
«Il poeta d’oggi cercherà dunque di mettere a contatto immagini lontane, senza fili. Se tenta di mettere a contatto immagini lontane, sarà anche perché, in un paese che ha trovato tanta emigrazione, egli, nato, altrove, può avere nostalgia di climi assenti. Quando dal contatto d’immagini, gli nascerà luce, ci sarà poesia, e tanto maggiore poesia, per quest’uomo che vuole salire dall’inferno a Dio, quanto maggiore sarà la distanza messa a contatto» (Vita di un uomo p. LXXX).

 
Commiato  (da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO )


Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l'umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento

Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso

(Locvizza, il 2 ottobre 1916 )




Il Porto sepolto  ( da L’Allegria, Il Porto sepolto)

Vi arriva il poeta
E poi torna alla luce con i suoi canti
E li disperde

Di questa poesia
Mi resta
Quel nulla
D’inesauribile segreto

 ( Mariano il 29 giugno 1916)



Eterno ( Da L’allegria)

 Tra un fiore colto e l’altro donato
L’inesprimibile nulla



Fratelli ( da L’Allegria, Il porto sepolto)

Di che reggimento siete
Fratelli?

Parola tremante
Nella notte

Foglia appena nata

Nell’aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’uomo presente alla sua
Fragilità

Fratelli

( Mariano, il 15 luglio 1916)




S.Martino del Carso (da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO )


Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro

Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto

Ma nel mio cuore
nessuna croce manca

E' il mio cuore
il paese più straziato

(
Valloncello dell'Albero Isolato, il 27 agosto 1926 )

 

La notte bella  (da L’allegria, Il Porto sepolto)


Quale canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle

Quale festa sorgiva
di cuore a nozze

Sono stato
uno stagno di buio

Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio

Ora sono ubriaco
d'universo

(
Devetachi, il 24 agosto 1916 )


                                                           *     *      *




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