Ungaretti non giunge in
Italia che nel 1914, a
26 anni; nel periodo precedente egli vive ad Alessandria d’Egitto e a Parigi,
non partecipa dunque direttamente ai vivaci dibattiti culturali che animano le
riviste del primo decennio del secolo. A Parigi, però,dove si reca nel 1912,
frequenta gli ambienti letterari della città in cui operano alcuni fra i
maggiori artisti e poeti d’avanguardia;
conosce, fra gli altri, Apollinaire, Breton- fondatore del Surrealismo –
i pittori Picasso e Braque. Qui incontra
anche Marinetti e altri futuristi che lo invitano a collaborare a “Lacerba”.
A partire dal 1942
Ungaretti comincia a organizzare tutte le sue raccolte poetiche in un’opera
unitaria cui dà il titolo Vita di un uomo. Il titolo chiarisce
già l’ ispirazione autobiografica e la centralità dell’io del poeta che fa
della propria condizione umana e della propria tensione conoscitiva il centro
di una poesia volta a esprimere il mistero
della esistenza e l’aspirazione a un senso che egli, soprattutto a partire da Sentimento del tempo, ritrova nella fede
in Dio.
LA poesia di Ungaretti trae
origine da due constatazioni: la rinuncia
a dare una rappresentazione organica del mondo nella sua verità essenziale e
l’esaurimento delle tradizionali
possibilità del linguaggio poetico nel “dire” le cose con autenticità. La
poesia non può essere dunque che esperienza “ assoluta”, cioè libera da
qualunque altro fine che non sia la espressione del soggetto nel suo lacerato
rapporto con la realtà, col mistero infinito dell’esistenza.
Di qui, intanto, un primo
carattere della poesia ungarettiana, l’autobiografismo:
Ungaretti muove sempre da un suo personale vissuto, un’esperienza storico
esistenziale precisa che dilata a interrogazione più universale sull’umano. (
V. ricorrenza delle forme pronominali di 1 persona)
Il primo momento della
poesia di Ungaretti è costituita dalle liriche de L’Allegria di naufragi, legate prevalentemente all’esperienza della
guerra. Questi testi uscirono nel 1921 con il titolo Il porto sepolto e in edizione definitiva nel 1931 con il titolo L’Allegria.
In queste poesie Ungaretti carica la parola di un massimo di
concentrazione ed essenzialità, riducendo al grado zero e perfino eliminando,
con la soppressione della punteggiatura e della sintassi, ogni forma di
discorso logico: la parola poetica è un
venire alla luce, da profondità insondabili, di un’espressione assoluta ma
anche residuale rispetto al senso
profondo che rimane inattingibile ( “ mi
resta quel nulla/ d’inesauribile segreto”)
Il primo nucleo
dell’opera è costituito da un libriccino pubblicato nel 1916, Porto
Sepolto, dove sono raccolte le liriche composte in trincea. Terminata
la guerra, Ungaretti pubblica nel 1919 a Firenze, presso Vallecchi, Allegria
di naufragi. In quest’opera, fondamentale nella storia della poesia
italiana del 900, viene ripreso Il porto
sepolto e alcune liriche già pubblicate su “Lacerba” nel 1915. L’opera
assume il titolo definitivo di Allegria nell’edizione milanese del
1931.
Le liriche sono disposte
sostanzialmente in ordine cronologico e della maggior parte viene indicato
luogo e data di composizione, nell’intento evidente di sottolineare il
carattere di “diario di un’anima”.
L’intento di Ungaretti è
quello di esprimere attraverso la parola l’illuminazione che gli ha aperto la
rivelazione dell’assoluto. Originalissime e dirompenti le soluzioni formali
adottate: le poesie sono brevissime, la sintassi semplificata e asciugata
all’estremo, fino a fare della parola il centro assoluto dell’espressione
poetica, Ciò che è più innovativo è il ripudio
della metrica tradizionale, che si manifesta nell’uso del verso libero.Le rime vengono evitate
per evitare che qualunque abbellimento fonico distragga e sminuisca la forza
potente della parola.
Del 1933 è la prima
edizione del Sentimento del tempo, le
cui liriche Ungaretti aveva cominciato a scrivere e in parte a pubblicare già
dal 1919. Questo parziale affiancarsi e sovrapporsi del lavoro alle liriche di
due raccolte così diverse fra loro come L’allegria e Sentimento del tempo
dimostra l’ampiezza della sperimentazione poetica di Ungaretti che si cimenta
su più fronti espressivi.Per esempio, nella edizione del 1923 del Porto sepolto sono presenti liriche che
verranno poi destinate al Sentimento.
Lo stupore davanti alla
natura e un religioso sentimento del mistero sono i motivi dominanti della
raccolta Sentimento del tempo sulle
cui scelte formali e tematiche influisce anche la conversione al cattolicesimo
avvenuta nel 1928
La poetica di Sentimento del tempo si fonda sul recupero di forme e stilemi della
tradizione letteraria italiana. La versificazione ricopre le misure canoniche
dell’endecasillabo e del settenario, i componimenti assumono strutture
strofiche più lunghe e articolate, il repertorio di metafore e simboli si apre
alla mitologia classica. Il sommarsi progressivo di traslati metaforici e
sinestesie sono la principale sigla stilistica di questa raccolta. Qui la
densità semantica è ottenuta non attraverso la scarnificazione della parola,
come nella raccolta precedente, ma attraverso il sommarsi di suggestioni
auditive, visive prodotte dalle parole e dal loro potenziale immaginativo. La lingua
si fa così ambigua, oscura, a tratti impenetrabile aprendosi a una pluralità di
interpretazioni.
Anche l’analogia in Sentimento continua a essere una
delle principali tecniche poetiche ma è
utilizzata in modo diverso rispetto alla Allegria:
qui essa si basava fondamentalmente sul procedimento del “come”
comparativo” ( “ come questa pietra/ è il mio pianto”), mentre in Sentimento procede piuttosto per ellissi
analogiche, cioè per dirette giustapposizioni di termini.
Analogia: procedimento retorico, tipico della poesia moderna, attraverso il quale si
affiancano due parole, due immagini, due concetti tra i quali viene istituita
una relazione non di carattere logico ma associativo
Metafora: Figura retorica che consiste nella sostituzione di un termine con una
frase figurata che con il termine sostituito condivide almeno una qualità ( es.
teatro del mondo)
Da Vita di un uomo: sono riflessioni scritte nel 1930
" Le mie preoccupazioni in quei primi anni del dopoguerra[...] erano tutte tese a ritrovare un ordine, un ordine anche, essendo il mio mestiere quello della poesia, nel campo dove per vocazione mi trovo più direttamente compromesso. In quegli anni non c'era chi non negasse che fosse ancora posibile, nel nostro mondo moderno, una poesia in versi [...] Si voleva prosa, poesia in prosa. La memoria a me pareva, invece, un'ancora di salvezza: io rileggevo umilmenete i poeti, i poeti che cantano. Non cercavo il verso di Jacopone o quello di Dante o quello di Petrarca o quello del Tasso o quello di Leopardi: cercavo in loro il canto. Non era l'endecasillabo del tale, non il novenario,non il settenario del talaltro che cercavo; era l'endecasillabo, era il novenario, era il settenario, era il canto della lingua italiana che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli [...] era il battito del mio cuore che volevo sentire in armonia con il battito del cuore dei miei maggiori di una terra disperatamente amata[...]
" Le mie preoccupazioni in quei primi anni del dopoguerra[...] erano tutte tese a ritrovare un ordine, un ordine anche, essendo il mio mestiere quello della poesia, nel campo dove per vocazione mi trovo più direttamente compromesso. In quegli anni non c'era chi non negasse che fosse ancora posibile, nel nostro mondo moderno, una poesia in versi [...] Si voleva prosa, poesia in prosa. La memoria a me pareva, invece, un'ancora di salvezza: io rileggevo umilmenete i poeti, i poeti che cantano. Non cercavo il verso di Jacopone o quello di Dante o quello di Petrarca o quello del Tasso o quello di Leopardi: cercavo in loro il canto. Non era l'endecasillabo del tale, non il novenario,non il settenario del talaltro che cercavo; era l'endecasillabo, era il novenario, era il settenario, era il canto della lingua italiana che cercavo nella sua costanza attraverso i secoli [...] era il battito del mio cuore che volevo sentire in armonia con il battito del cuore dei miei maggiori di una terra disperatamente amata[...]
Ricerca l'autore un recupero della metrica classica: l’endecasillabo, il settenario, il novenario, l’uso della analogia e il linguaggio dei simbolisti francesi. Nella stessa sede scriveva:
«Il poeta d’oggi cercherà dunque di mettere a contatto immagini lontane, senza fili. Se tenta di mettere a contatto immagini lontane, sarà anche perché, in un paese che ha trovato tanta emigrazione, egli, nato, altrove, può avere nostalgia di climi assenti. Quando dal contatto d’immagini, gli nascerà luce, ci sarà poesia, e tanto maggiore poesia, per quest’uomo che vuole salire dall’inferno a Dio, quanto maggiore sarà la distanza messa a contatto» (Vita di un uomo p. LXXX).
Commiato (da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO )
Gentile
Ettore Serra
poesia
è il mondo l'umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
(Locvizza, il 2 ottobre 1916 )
Ettore Serra
poesia
è il mondo l'umanità
la propria vita
fioriti dalla parola
la limpida meraviglia
di un delirante fermento
Quando trovo
in questo mio silenzio
una parola
scavata è nella mia vita
come un abisso
(Locvizza, il 2 ottobre 1916 )
Il Porto sepolto ( da
L’Allegria, Il Porto sepolto)
Vi
arriva il poeta
E
poi torna alla luce con i suoi canti
E
li disperde
Di
questa poesia
Mi
resta
Quel
nulla
D’inesauribile
segreto
( Mariano il 29 giugno
1916)
Eterno ( Da L’allegria)
Tra un fiore colto e
l’altro donato
L’inesprimibile nulla
Fratelli ( da
L’Allegria, Il porto sepolto)
Di che reggimento
siete
Fratelli?
Parola tremante
Nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
Involontaria rivolta
Dell’uomo presente
alla sua
Fragilità
Fratelli
( Mariano, il 15 luglio 1916)
S.Martino del Carso (da L'ALLEGRIA
- IL PORTO SEPOLTO )
Di
queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca
E' il mio cuore
il paese più straziato
(Valloncello dell'Albero Isolato, il 27 agosto 1926 )
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non m'è rimasto
neppure tanto
Ma nel mio cuore
nessuna croce manca
E' il mio cuore
il paese più straziato
(Valloncello dell'Albero Isolato, il 27 agosto 1926 )
La notte bella (da L’allegria,
Il Porto sepolto)
Quale
canto s'è levato stanotte
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale festa sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo
(Devetachi, il 24 agosto 1916 )
che intesse
di cristallina eco del cuore
le stelle
Quale festa sorgiva
di cuore a nozze
Sono stato
uno stagno di buio
Ora mordo
come un bambino la mammella
lo spazio
Ora sono ubriaco
d'universo
(Devetachi, il 24 agosto 1916 )
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