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Il Circolo degli Scipioni
Le influenze che provenivano a Roma dalla cultura greca non lasciarono indifferenti i politici e gli intellettuali all’inizio del II sec. Due figure di spicco, in particolare, si lasciarono sedurre dal filellenismo del periodo delle conquiste: Scipione l’Africano e il pronipote, Scipione Emiliano, distruttore di Cartagine ( 146 a.C.). I due furono le anime ispiratrici del “Circolo degli Scipioni”, un cenacolo culturale che patrocinò letterati e amanti della cultura ellenistica per un paio di generazioni almeno.
Il circolo degli Scipioni comprese anche intellettuali legati da vincoli personali all’Emiliano, come lo storico greco Polibio, giunto a Roma come ostaggio dopo la vittoria romana sulla Macedonia (168 a.C) o il filosofo Panezio di Rodi.
Proprio figure come Polibio e Panezio contribuirono in modo decisivo sia alla definizione di una teoria sul nuovo imperialismo romano sia alla formazione di un nuovo modello di vir bonus, ossia di un aristocratico colto che fosse in grado di preparare la nuova classe dirigente ai problemi posti da un impero che si stava ampliando rapidamente.Il modello dell’aristocratico colto doveva sapere coniugare armoniosamente in sé valori universali e cosmopoliti, appresi dai Greci, con valori più quotidiani e cittadini attraverso l’etica dell’humanitas, valore indicato come il nuovo fondamento della virtus romana. L’ideale etico dell’humanitas portava l’intellettuale a smussare le asprezze delle arcaiche virtù romane ( auctoritas, gravitas, dignitas) alla luce di nuove istanze filantropiche di stampo evidentemente ellenistico.
Il gusto per la finezza e la sensibilità filellenistica di questi aristocratici si scontrò presto con l’arcigno nazionalismo di Catone il Censore, rigoroso difensore della più pura tradizione romana. Catone e i suoi seguaci avevano paura che l’amore per la cultura greca avrebbe portato nell’Urbe anche i “vizi” orientali e con essi una concezione di vita eccessivamente rilassata tra agi e mollezze che avrebbero tolto nerbo alla forza d’animo richiesta al cittadino romano.
1. Inserisci i connettori mancanti che possono assicurare coerenza logica e coesione al testo scegliendoli tra quelli riportati sotto al brano
Caratteri della civiltà umanistica
Il Quattrocento è segnato da due fenomeni culturali di capitale importanza, strettamente intrecciati fra loro: il movimento intellettuale dell’Umanesimo … la formazione di una nuova civiltà artistica. Entrambi i fenomeni ebbero origine e si svilupparono nelle città italiane, e … di lì, soprattutto a partire dalla metà del secolo, aprirono nuovi orizzonti all’intera cultura europea,… verso la metà del ‘500 … avrebbe espresso i frutti più maturi.
Il centro propulsivo della nuova cultura nelle sue manifestazioni letterarie e artistiche fu la corte,… il mecenatismo principesco sosteneva … proteggeva l’attività degli umanisti, a loro volta, con le loro opere celebravano e legittimavano il potere signorile. Nella realtà della corte gli artisti trovavano i committenti e i destinatari delle proprie creazioni … stringevano con essi un rapporto intellettuale fecondo, anche se talvolta problematico e contraddittorio: la stretta dipendenza di un artista dalla volontà signorile … garantiva la promozione e la vitalità della cultura, … poteva determinare le sorti dei diversi protagonisti.
Sullo sfondo dell’Umanesimo e della nuova civiltà figurativa vi era il progressivo emergere, in ogni campo del sapere e della vita civile, di nuove prospettive, sensibilità, costumi … possono essere definiti “ laici ”. Rispetto alla cultura medievale si andavano affermando … i valori dell’esperienza terrena, della forza della parola umana … costruisce nuove forme di relazione e di convivenza fra gli uomini, delle qualità e capacità che contraddistinguono l’uomo nell’essenza della sua “humanitas”. … conseguì una nuova idea dell’individuo e della sua dignità, fondata sul primato della vita attiva su quella contemplativa.
Il nuovo modo di concepire la vita si impose, nel Quattrocento, con forza … sul piano intellettuale, letterario ed artistico, … sul terreno delle attività economiche e politiche. Si aprì l’era, per così dire, di un “ cristianesimo mondano”, … anche i santi avevano il volto di intellettuali aperti alla cultura laica, come per esempio san Bernardino da Siena, le …opere sono profondamente permeate dal nuovo sapere umanistico.
Dal punto di vista linguistico, nella prima metà del XV sec. la riscoperta e la rinascita del latino classico come lingua letteraria determinarono la prevalenza del latino sul volgare. Il latino degli umanisti obbedì in genere alle norme classiche di matrice ciceroniana, … talvolta si contaminò con con le strutture del volgare.
non solo…ma anche, e, in cui, dove, che, ne, cioè, di lì, cui, ma, nper un verso… per un altro
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